TARAN - Tarante d'Amore di Lotta di Euforia di Trance
CREDITS
Regia: Maristella MartellaTARAN - Tarante d'Amore di Lotta di Euforia di Trance
Taràn è il passaggio dalla morte alla vita, il passaggio dalle tenebre alla luce, l’aurora boreale/Tar, l’origine della vita, la donatrice di vita, la sorgente, la generazione, la rinascita, la primavera, la trasformazione, il disvelamento, la resurrezione, il desiderio, la bellezza, la reversibilità degli eventi, il collegamento tra vari mondi e dimensioni. I nomi di Taràn: Isthàr, Athàr, Astante, Atargatis, Tara, Ascherà, Tanit, Baalit, Tharu, Tarannis, Nataraja, Afrodite, Mephitis, Venere. Taràn, la rigeneratrice: rinascita e trasformazione circolare dei segni”.
Anthology of Taranta e Tarantella Initiation into the Tarantella and Tarantism opera di Antonio Infantino
TARàN è uno spettacolo di danza e musica che si ispira alle differenti forme di taranta. Lo spettacolo propone un viaggio che accompagna lo spettatore nelle differenti regioni del sud Italia attraverso le antiche e potenti danze rituali che le caratterizzano. I passi della Pizzica salentina, delle Tammurriate campane, della Tarantella calabrese e del Gargano e i giri vorticosi dello Zar egiziano e delle danze Sufi sono il punto di partenza delle creazioni coreografiche di Maristella Martella. L’approccio coreografico alle danze tradizionali favorisce l’incontro tra stili diversi, accomunati dal contatto forte con la terra e dal compiersi della danza all’interno di un cerchio detto Ronda, Rota, Votata, a seconda della regione. Il morso simbolico della Taranta è al contempo veleno e antidoto della danza sfrenata che provoca. La ripetizione ossessiva dei passi porta gli interpreti a lavorare sulla fatica. La trance ritmica e coreutica raggiunta crea una perfetta dimensione scenica che conduce lo spettatore nella ritualità antica propria delle culture mediterranee. Sono spettacolari le videoscenografie di Andrea Bernabini. Le immagini si alternano e si mescolano con quelle create dai corpi dei danzatori, seguendo il ritmo coreografico e musicale. Maristella Martella porta in scena danzatori di diversa formazione, sia accademica che popolare. La forza del suo lavoro sta nel tentativo di sviluppare la coralità e la forza espressiva delle comunità tradizionali in una originale e contemporanea interpretazione coreografica. Il repertorio musicale scelto per lo spettacolo propone: le voci dei cantori tradizionali come Uccio Aloisi (Lecce), Andrea Sacco e Matteo Salvatore (Foggia); i canti delle “Tabacchine” raccolti da Alan Lomax e Diego Carpitella nel 1950; le musiche dei cantautori Antonio Infantino (Tricarico - Basilicata) e Eugenio Bennato (Napoli); le musiche di Officina Zoé (Salento), Ensemble Terra d’Otranto (Salento), Mimmo Cavallaro (Calabria);le sonorità più contemporanee di Enzo Avitabile (Campania), Nidi d’Arac (Salento).
Nello spettacolo di danza e musica Taràn il sud Italia è lo sfondo immaginario in cui le danze hanno luogo e il rito diventa la medicina simbolica della vita.
Il movimento circolare creato dai danzatori diventa ronda, rota, votata, cioè il cerchio magico e rituale dove si compie la danza. Lo spettacolo si divide in tre parti:
1. Nella prima parte la ricerca iconografica dello studioso Antonio Infantino e i più estemporanei effetti visivi e di montaggio di Andrea Bernabini, accompagnano la scena sostenendola e condizionandola. Le immagini proiettate delle danze, rappresentate sui vasi antichi (Museo Nazionale Archeologico di Taranto, Napoli, Atene, British Museum) e accompagnate da veloci passaggi di ragni, si alternano e si mescolano a quelle create dai corpi dei danzatori, impegnati in variazioni stilistiche tradizionali e contemporanee. I danzatori danno vita alle figurazioni dei frontoni e dei fregi dei templi, Furie e fauni danzano la bellezza a ritmo di Tarantella.
2. Nella seconda parte dello spettacolo la compagnia interpreta l'aspetto più teatrale ed espressivo del Tarantismo salentino, creando un ponte simbolico con i riti di trance dell'area mediterranea. I musicisti diventano guaritori e la musica è la cura dell'anima. Il danzatore Gilles Coullet interpreta il ragno, la Taranta, la causa scatenante del proprio male: il morso simbolico della taranta è al contempo veleno e antidoto della danza sfrenata che provoca. In questo secondo momento dello spettacolo oltre alla musica dal vivo dei musicisti in scena, ci sarà la voce recitante di Maristella Martella che, durante la danza, interpreta “Ahi! nu 'parlamu d'osce marammie!”, estratto da “Mal dè fiori ” di Carmelo Bene.
3. Nella terza parte di Taràn esplodono le danze. La Pizzica salentina, le Tammurriate campane, la Tarantella calabrese e del Gargano sono interpretate all'interno di geometrie coreografiche lineari e circolari. L’approccio coreografico alle danze tradizionali favorisce l’incontro tra stili diversi, ne esalta la loro semplicità e coralità, eliminando orpelli e clichè.